La ricerca condotta dal 2013 fino all’anno scorso ha individuato nove tipologie di nuove forme di lavoro che hanno acquisito, in tutta Europa, un’importanza crescente a partire all’incirca dal 2000.
1. Employee sharing (codatorialità):
Nella condivisione strategica dei dipendenti un gruppo di datori di lavoro forma una rete che assume uno o più lavoratori da utilizzare per specifici incarichi a favore delle stesse aziende partecipanti.
Si tratta di un fenomeno ancora marginale ma si registra una tendenza all’aumento in paesi come Austria, Belgio, Francia e Ungheria.
In Italia, la codatorialità è prevista nel settore agricolo per aziende legate da un contratto di rete.
All’estero ha risolto diversi problemi: il fattore multilaterale dei rapporti lavorativi offre stabilità o un impiego pieno al lavoratore di settori soggetti a stagionalità (agricoltura, edilizia, turismo, ecc.).
Allo stesso tempo offre alle aziende la possibilità di usare varie competenze specialistiche, ammortizzando i costi e favorendo la cooperazione tra imprese.
Gli esperti sottolineano che si tratta di una formula che va ben gestita dai diversi datori di lavoro mentre il rischio per i lavoratori è quello di incorrere in sfavorevoli condizioni di orario di lavoro e in un maggiore stress.
2. Job sharing (lavoro ripartito).
Un datore di lavoro assume due o più lavoratori, a tempo parziale, per lavorare congiuntamente ad uno specifico compito da lavoro full-time, quindi il posto condiviso è permanentemente occupato da personale dedicato.
Questa formula che permette ai lavoratori di gestire con flessibilità la prestazione e di migliorare lo sviluppo delle proprie competenze, grazie al quotidiano confronto con il collega con cui si condivide l’esperienza.
Ma, allo stesso tempo, tale condivisione può generare rischi di conflitti tra i lavoratori.
3. Interim management (temporary management).
Forma di impiego in cui un’azienda “affitta” lavoratori ad altre società temporaneamente e per uno scopo specifico.
A differenza di un’agenzia di lavoro interinale, il personale è costituito da esperti, altamente specializzati, che vengono utilizzati per risolvere specifiche problematiche.
Quindi, la tipologia si avvicina a quella della consulenza anche se l’esperto ha lo status di dipendente.
Il manager temporaneo è una figura altamente specializzata, assunta per un periodo di tempo prefissato per occuparsi di un progetto specifico, ma a differenza del consulente esterno, viene integrato nello staff con poteri e responsabilità legati all’obiettivo definito.
L’utilizzo di questo modello di leadership, nato in Gran Bretagna, Olanda e Germania, si sta diffondendo anche in altri paesi non solo nei processi di ristrutturazione aziendale ma anche nella gestione delle fasi di espansione in cui l’apporto di una figura esterna è fondamentale in termini di dinamismo e innovazione.
4. Casual work (lavoro intermittente).
Nel lavoro occasionale, non stabile e non continuativo, il datore di lavoro richiede la prestazione al momento in cui si manifesta lo specifico bisogno.
L’occupazione è, quindi, caratterizzata per un periodo ben determinato. Piuttosto diffusa in Europa, si tratta di una formula utilizzata soprattutto in alcuni settori caratterizzati da fluttuazioni della domanda, come agricoltura, turismo, vendita al dettaglio, industria dell’intrattenimento.
Sensibile al ciclo economico, il lavoro occasionale è maggiormente diffuso tra i giovani e i dipendenti non qualificati.
Se da un lato manca la sicurezza e la certezza dell’occupazione, dall’altro lato questa tipologia consente alle imprese di adattarsi meglio alle fluttuazioni del carico di lavoro, traducendosi in una migliore efficienza dei costi e della produttività.
5. Ict – based mobile work.
Il lavoratore, sia dipendente che autonomo, offre la propria prestazione al di fuori di locali di pertinenza delle imprese, grazie all’utilizzo degli strumenti tecnologici.
Differente dal telelavoro, la sua diffusione è prevalente nei paesi nordici e in Estonia, Francia e Lussemburgo.
A seguito della pandemia, tale tipologia è cresciuta in maniera esponenziale e il trend proseguirà anche nell’immediato futuro, coinvolgendo soprattutto gli under 35.
I principali vantaggi sono legati alla flessibilità e all’autonomia concesse ai lavoratori, in grado di garantire un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata con conseguente aumento della produttività e costi ridotti per le imprese. I rischi sono rappresentati dal potenziale pericolo di “lavoro illimitato”, con la richiesta di disponibilità di 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
6. Voucher-based work.
Il rapporto di lavoro si basa sul pagamento delle prestazioni attraverso un voucher, emesso da un ente autorizzato, che copre sia la retribuzione sia i contributi sociali.
La formula è utilizzata, in prevalenza, nel lavoro domestico e nel settore agricolo.
L’obiettivo generale è quello di fare emergere sacche di lavoro sommerso, ponendo limiti temporali all’utilizzo a salvaguardia del lavoratore.
Forma di occupazione caratterizzata da un livello elevato di flessibilità ed autonomia per il lavoratore ma che si traducono spesso in precarietà ed insicurezza.
7. Portfolio work. Un lavoratore autonomo svolge la propria prestazione per diversi clienti, curando attività su piccola scala per ognuno di essi.
Le statistiche specifiche includono questa formula nei dati riguardanti liberi professionisti o lavoratori autonomi.
Gli aspetti positivi di tale tipologia sono flessibilità e autonomia, le criticità riguardano l’isolamento professionale e l’orario di lavoro.
8. Crowd employment. Una piattaforma online mette in contatto datori di lavoro e lavoratori per fornire servizi alla clientela.
Gli esperti di Eurofound hanno rilevato diverse tipologie di piattaforme, in base alla scala delle attività, che vanno dalle micro attività ai progetti più grandi, al formato della fornitura del servizio, con consegna in loco o tramite servizio reso online, dal livello di abilità richiesto, in base all’attore che determina l’assegnazione del lavoro, ossia cliente, lavoratore o piattaforma.
Gli esempi più noti di piattaforme riguardano i servizi di trasporto e la consegna di alimenti.
Un aumento significativo dei servizi resi si è registrato durante il lockdown con alcune piattaforme che hanno ampliato il loro ambito d’azione.
I lavoratori tramite piattaforme sono, in prevalenza, giovani.
Negli ultimi anni una serie di iniziative, sia a livello dell’Ue sia a livello nazionale, sono state attivate per migliorare le condizioni dei lavoratori, la protezione sociale e la tutela dei dati.
Se la flessibilità è garantita, non sempre la condizione occupazionale è nitida e tutelata, con particolare riferimento alla giusta retribuzione.
Il crowd working da un lato ha favorito l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e di servizi, tuttavia, dall’altro ancora molti aspetti sono indefiniti.
Rischi e opportunità, infatti, vanno ancora approfondite.
9. Collaborative employment.
Lavoratori autonomi e micro imprese collaborano per superare i limiti posti dalle dimensioni e dall’isolamento professionale.
Eurofound ha distinto tre tipi di lavoro collaborativo: le organizzazioni “ombrello” che offrono servizi amministrativi ai lavoratori autonomi, per esempio in materia di fatturazione o di questioni fiscali; il coworking prevede la condivisione di spazi di lavoro e attività di back-office; le cooperative (di lavoratori) sono caratterizzate da organizzazioni gestite direttamente dai partecipanti. In particolare, nel report si sottolinea che gli spazi di coworking sono cresciuti negli ultimi anni, si tratta di un fenomeno quasi esclusivamente urbano ma le prospettive future, a medio termine, non sono così ottimistiche a causa delle preoccupazioni legate al distanziamento fisico imposto dalla pandemia.
Eurofound continua a esaminare più approfonditamente alcune delle nuove tendenze identificate.
La ricerca del 2016 ha valutato in particolare il potenziale vantaggio per entrambe le parti della condivisione strategica dei dipendenti sia per i datori di lavoro sia per i dipendenti.
Nel 2020 ha condotto un riesame di follow-up delle nuove forme di occupazione che ne ha monitorato la portata, la diffusione e l’incidenza e ne ha evidenziato la crescente rilevanza per i mercati del lavoro europei.
Sempre nel 2020, l’Agenzia, ha realizzato uno studio sul telelavoro e sul lavoro mobile basato sulle TIC (T/ICTM) ha analizzato le conseguenze di tali regimi sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro.
Ecco, in sintesi, le principali conclusioni:
• L’occupazione standard è ancora dominante in tutta l’UE, ma i mercati del lavoro europei sono caratterizzati da forme di occupazione sempre più diversificate.
• Si prevede che alcune nuove forme di occupazione continueranno a crescere a causa della duplice transizione verso l’era digitale e un’economia neutra in termini di emissioni di carbonio.
Tuttavia, alcune nuove forme di occupazione potrebbero risentire negativamente dell’impatto della COVID-19 sull’economia e sul mercato del lavoro.
• Molte nuove forme di occupazione derivano dalla necessità di flessibilità dei datori di lavoro/clienti o dei lavoratori.
Nello sviluppo di nuove forme di occupazione, è fondamentale assicurare che tale flessibilità non riduca la protezione dei lavoratori.
• L’orario di lavoro, la rappresentanza, nonché la salute e la sicurezza devono essere affrontati per diverse nuove forme di occupazione, tra cui il lavoro mobile basato sulle TIC, il lavoro su piattaforma digitale, il lavoro occasionale e il lavoro a voucher.
• Per alcune nuove forme di occupazione, l’ambiguità della situazione occupazionale dei lavoratori potrebbe contribuire alla segmentazione del mercato del lavoro.